Consigli per la lettura - Il corpo e lo Spirito di X. Lacroix

La bellezza è la gloria del corpo.
Ma vari sono i modi, diversi gli sguardi con cui la si può cogliere. Vi sono dei modi molto superficiali di apprezzare la bellezza di un corpo o di un volto. Ed è una delle grandi ingiustizie della vita che certe persone dal fisico cosiddetto sgraziato siano, proprio a causa della superficialità dello sguardo, come ignorate, talora addirittura abbandonate a se stesse...

Lo sguardo che parte dal cuore e va verso la persona - è, per eccellenza, lo sguardo d'amore - sa cogliere la bellezza propria di ciascun corpo, di ciascun volto. Come dice Jean Vanier (che vive quotidianamente con persone portatrici di gravi handicap), amare qualcuno significa rivelargli la sua bellezza. Accostare un corpo umano senza ridurlo allo statuto di oggetto significa dunque percepirlo fin da subito a partire dal suo volto, e cogliere quest'ultimo a partire dal suo sguardo. Questo è, grazie a Dio, l'atteggiamento spontaneo di tutti, o quasi tutti, nella maggior parte degli incontri.
È la relazione perversa che si fissa su una parte o su un elemento del corpo. Lo sguardo personalizzante, che si può anche definire casto o puro, parte in qualche modo dal volto, di cui il corpo tutto intero, in seguito, sarà come il prolungamento, rischiarato dalla sua luce: tutto intero potrà divenire volto, cioè espressivo, espressione del soggetto.

Se l'occhio è, secondo l'evangelo, la lucerna del corpo (Mt 6,22), ciò non vale solamente per il mio corpo, ma anche per il corpo altrui in quanto tale. Il volto è anzitutto sguardo, uno sguardo che si riceve, che viene a noi, che ci prende di mira. Essere dinanzi a un volto significa in primo luogo essere sotto uno sguardo. E lo sguardo è altra cosa dagli occhi: questi sono ancora delle cose, mentre lo sguardo è atto, evento, presenza. Percepire uno sguardo è incontrare una presenza.

Prima ancora che sia pronunciata qualsiasi parola, il volto mi parla, mi invita a un certo modo di essere, a entrare in relazione con lui. Se no, perché sarebbe così difficile stare in Il volto non ha forma, propriamente parlando. Nessun contorno lo definisce adeguatamente. Il volto non è la configurazione facciale. Non è semplicemente l'accostamento di due occhi, un naso, una bocca. I ritratti che lo rinchiudono in contorni non sono mai soddisfacenti, non rendono la presenza

Se il volto non ha forma, è perché è essenzialmente aperto, apertura, strappo nella continuità dell'essere, mentre la forma rende fermo, chiude. L'incontro di un volto viene ad aprire il mondo, poichè è esso stesso incontro di un mondo. Il volto introduce una nuova dimensione nell'universo delle cose, come una quarta dimensione che, in mancanza di meglio, si chiama profondità: non si parla infatti di uno sguardo profondo? è la dimensione del mistero del suo essere interiore: i suoi pensieri, la sua memoria, i suoi sentimenti...
Così il paradosso del volto è di essere al tempo stesso luminoso e oscuro. Da un lato risplende di una luce che è la sua stessa luce, a differenza delle cose che rimandano solo una luce presa in prestito. Non si dice volto radioso, sorriso luminoso, luminosità dello sguardo? Ma nella pupilla dei suoi occhi risplende come una fiamma invisibile, un'oscura chiarezza, l'abisso insondabile della sua libertà, del suo io, della sua anima.
Il fascino, anche superficiale, di uno sguardo sta in gran parte in questa combinazione, infinitamente variabile a seconda degli individui, di evidenza e di mistero, di trasparenza e di notte, di offerta e di ripiegamento.

tratto da X. Lacroix, Il corpo e lo spirito


Articolo tratto da: MaanInsieme - http://maaninsieme.altervista.org/
Pubblicato Giovedi 07 Febbraio 2013 - 07:12 (letto 3624 volte)
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