La libertà religiosa - Voce al biblista Milani Marcello

Un vescovo confidava che il momento più sofferto durante il Concilio Vaticano II fu quello di votare la dichiarazione Dignitatis Humanae (DH) sulla Libertà religiosa.
Fu indotto al sì per la stima nei confronti di Paolo VI che la volle fermamente. Infatti, sembrava andare contro una tradizione consolidata.
Del resto, è nota la posizione ostile al documento manifestata dal cardinale Ottaviani...

Effettivamente, almeno nel linguaggio, bisogna andare all'editto di Milano nel 313 emanato da Costantino, per trovare l'affermazione sulla libertà di professare la propria fede, benchè regolata dall'utilità e vantaggio pratico che ne derivavano per lo stato. Il testo recita:
Questo era quello che ci (Costantino Augusto e Licinio Augusto) sembrava di maggior giovamento alla popolazione, soprattutto che si dovessero regolare le cose riguardanti il culto della divinità e di concedere anche ai cristiani, come a tutti, la libertà di seguire la religione preferita (ut daremus et Christianis et omnibus liberam potestatem sequendi religionem quam quisque voluisset), affinchè qualsivoglia sia la divinità celeste, possa essere benevola e propizia nei nostri confronti e in quelli di tutti i nostri sudditi.
Ritenemmo pertanto che non si debba vietare a nessuno la libera facoltà di aderire, vuoi alla fede dei cristiani vuoi a quella religione che ciascuno reputi la più adatta per sè (qui vel observationi Christianorum vel ei religioni mentem suam dederet quam ipse sibi aptissimam esse sentiret). Così che la somma divinità, il cui culto osserviamo in piena libertà (liberis mentibus obsequimur), possa darvi completamente il suo favore e la sua benevolenza. Costantino riconosce ai cristiani il diritto di culto, compresa la costruzione di chiese.
Ma ben presto Teodosio rese il cristianesimo la religione dell'impero, riconducendo il problema della religione a un rapporto tra stato e chiesa, che egli controllava.

La DH, pur nella visione dei rapporti tra chiesa o chiese e stato, pone al primo posto la dignità della persona umana, quale l'hanno fatta conoscere la parola di Dio rivelata e la stessa ragione. La libertà religiosa è situata nel piano civile come istanza cristiana. Il diritto non si fonda quindi su una disposizione soggettiva della persona, ma sulla sua stessa natura, e deve essere riconosciuto e sancito come diritto civile nell'ordinamento giuridico della società.
In materia religiosa dunque nessuno può accettare coercizioni della coscienza e nemmeno impedimenti di agire in conformità ad essa, privatamente o pubblicamente, in forma individuale o associata, da parte dei singoli individui, di gruppi sociali e di qualsivoglia potere umano, qualora sia rispettato l'ordine pubblico informato a giustizia (Huiusmodi libertas in eo consistit, quod omnes homines debent immunes esse a coercitione ex parte sive singulorum sive coetuum socialium et cuiusvis potestatis humanae, n.2).
A motivo della loro dignità, tutti gli esseri umani, in quanto persone, dotate cioè di ragione e di libera volontà e perciò investiti di personale responsabilità, sono dalla loro stessa natura e per obbligo morale tenuti a cercare la verità, in primo luogo quella concernente la religione. Ma essa va cercata liberamente, con l'aiuto dell'insegnamento o dell'educazione, per mezzo dello scambio e del dialogo con cui, allo scopo di aiutarsi vicendevolmente nella ricerca, gli uni rivelano agli altri la verità che hanno scoperta o che ritengono di avere scoperta. Ciascuno, poi, è tenuto ad aderire alla verità una volta conosciuta e a ordinare tutta la vita secondo le sue esigenze.
Quest'obbligo, però, non può essere realizzato se non godono della libertà psicologica e nello stesso tempo dell'immunità dalla coercizione esterna. Perciò il diritto a una tale immunità perdura anche in coloro che non soddisfano l'obbligo di cercare la verità e di aderirvi (cf. n. 3).

Applicando: se la DH esplicitamente proclama la libertà della chiesa (ad extra), implicitamente provoca alla maturità di credenti liberi nella chiesa. Il 19 maggio 2012, papa Benedetto, parlando al MEIC (movimento ecclesiale di impegno culturale), sottolineava la lealtà verso i Pastori. Suggerisce un incontro, un confronto schietto e sincero tra persone adulte di cui ci si può fidare e che sanno portare le proprie ragioni, persone che riflettono e propongono, forse anche dissentono, ma con lealtà e schiettezza, senza infingimenti e inganni.
Ne deriva anche l'impegno a educarci a sentire il valore dell'altro, comunque imparare a riceversi e a donarsi vicendevolmente.
È acquisire un modo di essere liberi dentro la Chiesa, nel rapporto con gli altri, compresa l'autorità.
Questa visione propone la dimensione relazionale del credente alla storia del suo popolo e della sua cultura, anche a quella che alla visione di fede non si ispira per nulla o comunque non nella stessa maniera come lo fa il credente. È la dimensione della laicità e dell'impegno culturale da vivere con fede, carità e libertà.

fonte: Newsletter dell'Istituto Superiore di Scienze Religiose di Padova, n. 16 / Anno III - Ottobre 2012


Articolo tratto da: MaanInsieme - http://maaninsieme.altervista.org/
Pubblicato Mercoledi 18 Dicembre 2013 - 06:43 (letto 2868 volte)
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